IL GETTITO: UNA TRADIZIONE ATTUALE
Caratteristica del Carnevale centese è durante la sfilata il “gettito” dalle torrette dei carri: si tratta del lancio di doni di diverso tipo (peluches, salvagenti…). La sfilata raggiunge il suo culmine attraversando Piazza Guercino di fronte alla giuria, che alla fine delle cinque domeniche di sfilata proclamerà il carro vincitore.
Con l’avvicendarsi delle manifestazioni, il gettito si perfeziona sempre più, prima incentivando la distribuzione di quantitativi esorbitanti di caramelle e di dolciumi e, quindi, integrandolo con altri prodotti, che riscuoteranno un indescrivibile successo popolare. questi lanci non passarono inosservati e infatti Antonio Casanova, per anni punto di riferimento del Carnevale e della Pro Loco, fece presente in un’intervista ad un quotidiano che il 30% di spese delle Associazioni Carnevalesche sostenute da ogni società è costituito dai “doni che verranno lanciati verso il pubblico durante la sfilata: A questa tradizione, soprattutto, i centesi sono particolarmente affezionati in quanto se ne ritengono inventori assoluti; il gettito effettuato in gran parte con bambole, palloni, pupazzi di pelouche, caramelle e cioccolatini, vuole esprimere la riconoscenza di tutta la cittadinanza per gli intervenuti, tant’è vero che spesso, anche i privati, sull’onda dell’entusiasmo, lanciando doni dalle finestre e dalle terrazze. In questo clima di tripudio pochi badano alle spese.”
Con toni analoghi, ma con qualche spunto ironico, un altro articolo descrive il rapporto tra gettito, sfilate e pubblico: “il carro avanza raso muro, oscurando i portici, impuntandosi contro i balconi con le sue propaggini di cartapesta. Sopra ballano, suonano, lanciano caramelle, palloni, bambole, panettoni e bustine di lievito perchè così uno si possa preparare a casa il dolce che vuole. […] E la gente ci sta […]. È l’Italia fuori di porta; un’Italia dai gusti più semplici, dagli entusiasmi più facili. questa è roba fina, sento dire da un ragazzotto che trascina la ragazza in prima fila, questa è roba estera. Sul tappeto di coriandoli stanno sgambettando volonterosamente le majorettes, una ventina di chepì sovrastanti, gambe, seni e facciozze piene di salute che più emiliane di così potrebbero essere soltanto romagnole. Ma è il sogno che conta.”